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l'elemosina


Cari Parrocchiani,

il programma da vivere durante la Quaresima ce lo ha fatto Gesù il mercoledì delle Ceneri, quando ci ha parlato del modo di vivere umilmente la preghiera, il digiuno e la carità. Oggi soffermiamo la nostra attenzione su quest’ultimo mezzo di ascesi, spesso fraintesa con i pochi spiccioli lasciati ai verosimili poveri che affollano le strade delle metropoli e le scale delle chiese.Impostare la vita sulla carità vuol dire vivere protesi verso i bisogni dei fratelli. L’altro mi interessa, l’altro sono io, l’altro è Gesù. Indubbiamente si tratta prima di tutto di un atteggiamento del cuore, che spinge la mente a pensare il bene per l’altro e muove la volontà a fare del bene all’altro.Ad ogni modo, la carità, che è virtù teologale, ovvero proveniente da Dio e avente primariamente Dio come destinatario, si esprime nella sua dimensione orizzontale anche mediante la condivisione dei beni. Quanto è importante saper spezzare il proprio pane, donare le proprie risorse, rinunziare a qualcosa per sopperire alle necessità dei milioni di poveri che soffrono ogni genere di angosce!Un consiglio molto concreto potrebbe essere quello di stabilire quanto mensilmente o annualmente destinare ai poveri mediante canali sicuri, come quelli offerti dalla Chiesa, tenendo presente innanzitutto le esigenze della propria famiglia. Non importa tanto la quantità, quanto la qualità del dono. Il Signore, infatti, ama chi dona con gioia (2Cor 9,7).La colletta effettuata in chiesa durante la prima domenica di Quaresima sarà destinata alle popolazioni della Terra Santa martoriate dalla guerra. Per tutta la Quaresima la Caritas parrocchiale attende la generosità di quanti vorranno portare alimenti per i nostri poveri, depositandoli ai piedi dell’immagine di Gesù morto.Nel giorno del giudizio il Signore ci dirà: “Venite benedetti del Padre mio, ho avuto fame e mi avete dato da mangiare” (Mt 25,34-35).


don Pierpaolo Maria Cilla


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